Galovic, talento ritrovato?
Viktor Galovic Ha rischiato di fare un filotto che sarebbe entrato nel libro dei record: due Challenger di fila partendo dal numero 491 del mondo. Invece Viktor Galovic si è dovuto fermare di fronte a un infortunio, più che al nuovo ‘NextGen’, il 17enne spagnolo di origini austriache Nicola Kuhn, cedendo con qualche rimpianto il titolo del torneo di Braunschweig, uno dei più ricchi del Tour minore. Il croato cresciuto a Milano, che ora si allena a Verona con Daniel Panajotti, ha dominato il primo set, ha retto nel secondo cedendolo soltanto per 7-5, poi ha alzato bandiera bianca nel settimo game del terzo, quando già aveva avvertito che le sue gambe non rispondevano più. La sua resta una cavalcata con pochi precedenti, non solo quest’anno. Domani si troverà intorno al numero 220 del ranking mondiale, volando dunque in orbita qualificazioni degli Slam, dopo che fino a 15 giorni fa sembrava destinato a continuare a remare nel circuito Futures. Invece è bastato poco per far scattare la molla a un ragazzo dotato di gran fisico e colpi da top player, ma che per un motivo o per l’altro non era mai riuscito a esplodere ad alto livello. Ora, a infortunio messo da parte, sarà il caso di spingere sull’acceleratore per capire quali sono i suoi veri limiti, considerato che vedendolo giocare sul veloce come sulla terra, di grosse lacune non se ne vedono. Anzi, si vede un tennista completo, moderno, con servizio e diritto che fanno malissimo e che potrebbero portarlo nei top 100, da sempre il sogno comune a tutti quelli che partono per l’avventura del professionismo. Da risolvere, una questione: quella della nazionalità. Nato croato, cresciuto italiano, il buon Viktor ha giocato diversi anni per l’Italia, prima di optare per la bandiera del suo Paese d’origine, pur ammettendo a ogni intervista di essere molto più italiano che croato. Di certo c’è che per noi, sempre a caccia di nomi nuovi per mettere un top 100 in più nel motore, perdere questo nuovo Galovic sarebbe un peccato. E un errore, visto che il ‘prodotto’ è made in Italy al cento per cento.
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